Fotografisch zusammengefasst klar angebracht freundlich. Übersetzt von paginarioattuale, paginarioteatro. Nicht nur Märchen, aber auch Überlegungen. http://paginariode.blogspot.com/
Montag, 13. Dezember 2010
BUON NATALE!
... einsam auf dem Weg, aber sie wissen, dass Weihnachten auf sie wartet.
... on the way alone, but knowing that Christmas is waiting for them.
su una strada soli, ma sapendo che il Natale li attende.
Es ist Weihnachten. Jesus kommt in unsere besorgte Welt, um uns Zuversicht und Vertauen zu bringen.
It's Christmas. Jesus comes into our troubled world to bring us trust and confidence.
È Natale. In un mondo faticoso viene Gesù a darci fiducia e credito.
Wie kalt die Winternacht, wie warm die Weihnacht!
The winter is cold, but Christmas makes it warm.
come è freddo l'inverno, come è caldo il Natale!
Wenn wir uns nicht vorbereiten Jesus zu empfangen, werden wir uns mit dem Weihnachtsmann begnügen müssen.
If we are not prepared to receive Jesus we shall have to be content with just Father Christmas.
Se non ci prepariamo ad accogliere Gesù, dovremo accontentarci di babbo-natale.
Freitag, 10. Dezember 2010
BUON NATALE!
Ein Stern entzündete sich im Frost vom Winter
ein Kind wurde geboren
der Herr ist gekommen.
Nel gelo dell'inverno si è accesa una stella
è nato un bambino
è venuto il Signore.
è nato un bambino
è venuto il Signore.
Mittwoch, 8. Dezember 2010
Das wohltuende Brummbär
Il burbero benevolo
Das angenehme Brummbär ist immer nett
er kommt zusammen mit der Freude wie ein Steinkrug von Wein.
Il burbero benevolo è sempre simpatico
viene insieme alla gioia come una coppa di vino
(Zeichnen von einem alten Steinkrug
Disegno di un’antico boccale di terracotta
Maximen
So oder so anders
Niemand lebt einfach so vor sich hin, ohne Motiv und ohne Geschmack!
Nessuno vive così o cosà senza motivo né qualità
Donnerstag, 2. Dezember 2010
Die Figuren der Krippe
Für jede Mutter ist das Kind, das Sie in Schoß trägt, ein König.
Die Madonna weiß, dass es der König der Könige ist.
Samstag, 27. November 2010
Die Maximen des Teufels
Man muss die Freude zeigen,
weil der Herr existiert,
oder ziehen wir es vor
uns nur über die Existenz des Teufels zu beklagen?
Donnerstag, 18. November 2010
Für wen, wofür (Märchen)
Es war einmal eine schöne Teddybären-Familie, die Mutter versorgte das Haus, die Kinder gingen in die Schule und der Vater arbeitete, ohne viel Phantasie, den ganzen Tag.
Die Kinder waren dann Zwillinge, identisch, blond der eine und blond der andere, der eine mit so einer Nase und auch der andere, sie waren von gleicher Größe und sie gingen in die selbe Schule. Sie waren sehr gut, die Ersten ihrer Klasse und es gab keinen Platz für einen Zweiten, weil die ersten beiden Plätze in der Rangliste, ebenbürtig, die ihren waren, sie waren so gut, dass sie in allen Fächern, keines ausgenommen, Erfolg hatten.
Tatsächlich dachte der eine: Ich habe so großen Erfolg und mir gefällt alles, was ich lerne, so gut, dass ich mich, auch wenn ich alles so gut weiß, einsetzen will, ohne irgend etwas zu vernachlässigen. Der andere sagte seinerseits:” Mir gelingt das Lernen so leicht, dass für mich das eine oder das andere Fach das selbe ist, auch wenn mich keines interessiert, ist es doch wert alle zu studieren.”
Und der erste dachte weiter: Ich bin so erfolgreich im Studium, dass ich, um Papa und Mama glücklich zu machen, noch mehr, als ich müsste, lernen würde. Der zweite sagte zu sich selbst: “Es läuft für mich so gut in der Schule, anstatt mir Schelte anzuhören und schlecht dazustehen, würde ich jedes Studium und jede Anstrengung ertragen, um mehr Erfolg als jeder andere zu haben.”
Mit diesen Argumenten waren sie immer die Ersten. Der eine war dann, außer, dass er gut war, auch noch allen sympathisch, und der andere, der auch gut war, war vielen auch etwas unsympathisch, und je größer sie wurden, desto sympathischer wurde der eine und unsympathischer der andere.
Nun gut, wenn ihr sie jetzt zufällig treffen solltet, wird es auch euch gefallen mit dem ersten in guter Gesellschaft zu sein und ihr werdet euch nicht sehr anstrengen müssen, um den anderen zu meiden, dieser ist immer allein und will nicht einmal gestört werden.
Freitag, 12. November 2010
Confessione filosofica
Nel riordinare i miei blog, mi è parso necessario mettere giù in due parole le ragioni che mi hanno mosso a pubblicarli.
Lo faccio ora con:
a) una specie di confessione o manifesto o confessione filosofica.
b) una intervista come riassunto e come indicazione pratica di questa filosofia,
c) una testimonianza che è un esempio di applicazione.
a) confessione filosofica
1. Qualsiasi filosofia che non spiega il ‹fenomeno morte› (il fenomeno che va sotto il nome di morte) è in se stessa meno filosofia e più ignoranza , almeno, meno ragionevole; ora l'unica filosofia che spiega la morte è quella di Gesù di Nazaret.
La sua spiegazione è semplice e si potrebbe esprimere in due proposizioni:
_ l'uomo che muore vede Dio così come è
_ L'uomo che muore conosce se stesso come Dio lo vede dall'eternità e come Dio stesso ha supplito ai suoi deficit e alle sue mancanze.
In questo senso la morte è un atto di assertività da parte dell'uomo e una continuata promulgazione di vita da parte di Dio.
Nel contesto di questa filosofia possono nascere tante domande e altrettante risposte che fungono da spiegazioni aggiunte formulate da molti pensatori, anche se non sono essenziali e, alle volte, persino discutibili.
Una di queste aggiunte raggruppa tutte quelle considerazioni sullo sviluppo della razionalità umana, come quelle fondamentali di Piaget, una volta completate da quelle altre considerazioni che riguardano l'affettività dell'uomo, specialmente così necessaria nei momenti critici del passaggio da uno stadio razionale a quello successivo dello sviluppo umano.
Nel contesto della volontà affettiva dell'uomo, lo studio delle e della virtù occupa un ruolo d'importanza evidente, che insieme alla considerazione delle proprietà della natura umana presentano il presupposto (precognizione) della stessa capacità razionale dell'uomo e, quindi, di ogni filosofia.
In questo senso, per capire il fenomeno morte è necessaria l'intera vita vissuta, cioè lo sviluppo completo della razionalità umana, l'esercizio continuo delle virù e la realizzazione delle possibilità naturali. Una mancanza di sviluppo razionale nelle età prima di aver raggiunto il suo compimento è compensata da un contributo aggiunto e indispensabile delle virtù affettive. In pratica, ogni bambino, ogni giovane e ogni adulto crede ama e spera di raggiungere quella perfezione naturale e razionale che gli farà comprendere tutto il suo modo di vivere e che lo renderà disponibile e ricettivo alla comprensione della sua vita post mortem (il dopo-morte) che diventerà sperimentale solamente nel tempo dell'eternità.
In ogni caso se si rinuncia ad una spiegazione della morte non si può pretendere d'essere maestri, ma ci si deve accontentare di esserne ignoranti. Questo non vuol dire come invece sia sempre possibile continuare ad essere e a divenire eroi, santi e martiri. In altre parole, un uomo ignorante, ma santo è più uomo di un altro che crede di sapere tutto sulla morte, senza mai tendere a una maggiore perfezione. Il termine santo equivale a quello di ‹divino›, cioè di partecipe della spiegazione della morte, quando egli la vivrà in eterno dopo decesso fisico, partecipando alla Causa, vedendo la Ragione, con-sentendo alla Consolazione, della sua esistenza.
Rimarcando a corollario quanto detto, chi non vuole spiegarsi la morte, muore anche nel quotidiano e rinuncia a ogni progresso razionale, chi invece studia il fenomeno morte, può persino essere incolpato di credere a delle illusioni, ma non può essere incolpato di credere a una vita senza motivi e senza spiegazioni che sia peggiore di una continua morte.
Ci sono uomini che lavorano per costruire una società migliore, che se è mortale è anche inutile, tuttavia proprio costoro testimoniano di fare quello che non riescono a spiegare.
b) una intervista
Come spiegare tutto questo a chi non accetta spiegazioni?
Semplicemente facendogli notare le ragioni del suo vivere, in pratica, il suo stesso vivere è una spiegazione: basta chiedergli
- Perché vivi? Per mangiare per bere e poi morire?
- No! Io vivo per mia moglie, i miei figli e per un futuro migliore.
- Ma tu credi che questo sia possibile?
- Certamente, io credo a tutto questo!
- Ma quale prova mi dai della tua fede?
- Te la posso dare perché io amo la vita.
- Allora è l'amore la prova della vita e della ragione; ebbene, ci può essere un amore meno amante?
- No!
- Ma, allora, l'amore che non muore perché è sempre e perfettamente amante, è il Dio che ti ama per l'eternità.
c) una testimonianza
Noi abbiamo bisogno di gente che ragiona perché ama e di gente che ama perché ragiona, al punto di preferire quasi un santo al posto di un filosofo.
Io amo moltissimo i santi e, tra questi, ‹San› Palmiro Togliatti che è morto per aver diffuso e praticato una lotta che fosse più dolce di quella messa in atto, per esempio, in Cambogia o in Vietnam, anche se non posso asserire che chi è invischiato in lotte e in guerre, al posto d'essere spietato e crudele, sia quella persona gentile che ama sempre e che non odia mai, tanto da meritarsi il titolo di santo in continuità.
NB. Questa ‹confessione› mi sembrava così importante che l'ho copiata tale quale su tutti i miei blog, perfino su uno che io scrivo in lingua tedesca, purtroppo non tradotto, sperando che qualcuno sappia anche l'italiano meglio di quanto io so il tedesco.
Mittwoch, 3. November 2010
die Fehler (Maximen)
117
Nicht wer immer Recht hat irrt sich nie,
sondern wer versucht die eigenen Fehler
wieder gutzumachen.
Dienstag, 2. November 2010
Freitag, 29. Oktober 2010
Der Horizont (Märchen)
Es war einmal eine phantastische Welt, wie ihr sie jetzt niemals finden würdet, auch nicht wenn ihr tausend Jahre lang reisen würdet. Aber so phantastisch, dass es uns mit all unserer Phantasie niemals gelingen würde sie uns vorzustellen. Nun gut, in dieser Welt existierte das Wort ‹verboten› nicht: Es gab keine Türen, Tore, Lattenzäune und auch nicht irgendeine andere Begrenzung, die man sich je vorstellen könnte. So konnten alle ohne Schwierigkeiten von einem Ort zum anderen gehen und wer nach rechts gehen wollte, konnte gehen und wer nach links wollte, konnte auch gehen. Aber es gab sogar welche, die nach oben wollten und anfingen zu fliegen und wer nach unten wollte, konnte bis ins Zentrum der Erde eintauchen. Das war die einzig gültige Ordnung auch für alle anderen Dinge: Die Farben waren abgetönt, das Licht verstand sich mit dem Schatten, die Tage mit den Nächten und es existierte auch kein Horizont, um das Untere vom Oberen zu trennen.
War das vielleicht keine phantastische Welt? Aber...aber einen Nachteil gab es leider! Man wusste nie genau wo man sich befand und ob es Sommer oder Winter war, ob man im Dunkeln oder im Licht war, im Kalten oder im Warmen, bei sich daheim oder bei einem anderen daheim; und eines Tages fand sich sogar der König jenes Landes mitten im Dreck wieder, denn anstatt sich im Königspalast wieder zu finden, landete er zufällig im Abfall. Stellt euch vor was für eine Blamage: der Hermelinmantel ganz schmutzig, die Goldkrone ohne ihren Glanz, das Seidenhemd mit einigen Rissen und die Kleidung, die stank. Genug, er ärgerte sich dermaßen, dass er sofort den Staatsrat zusammenrief, um Abhilfe für dieses ganze Durcheinander zu suchen. Aber den Beratern, die den ganzen Tag diskutierten, gelang es nicht irgendetwas zu finden und so hatte der König immer Angst sich schmutzig zu machen, wenn er nicht mehr aufpasste wohin er ging. Und, während er ging, sah er einen Bauern, der eine Hecke um sein Kohlfeld gezogen hatte, um zu verhindern, dass die Ziegen hingingen und ihn äßen.
Jener König verstand endlich zum ersten Mal, was er tun musste, um Abhilfe für all seine Probleme zu schaffen. Er rief die besten Genies des Königreichs zusammen, die Lehrer der Künste, die Maler, die Bildhauer, die Musiker und alle, um daran zu arbeiten Grenzen und Begrenzungen für alle Dinge zu bauen, um sie an einem festen Ort einschließen zu können, passend für jedes von ihnen. So wurde sofort der Horizont, der eine gerade, so weit wie möglich entfernte Linie war, gezeichnet, dann alle anderen Linien, die es vom Horizont bis zu uns gibt. Und darin wurde ein Platz für jede Figur gefunden, für jede Farbe und für jeden Gegenstand. Dann konstruierte man eine Uhr, die mit einem sehr harmonischen Klang die Stunden schlug, die anzeigte, wann der Tag beginnen und die Nacht aufhören sollte und darin befand sich ein Platz für jede Zeit und für jeden Umstand und sogar für alle Töne und Musikarten, auch für die verstimmten. Dann erfand und baute man noch viele andere Grenzen, wie die, die es jetzt gibt, und man kam sogar so weit, dass man Türen baute, um zu wissen wo drinnen und draußen war. Endlich endete langsam das Durcheinander und wenn der König am Morgen aufstand, wusste er welcher Tag war, weil er auf den Kalender schaute, und wenn er unterwegs war, machte er sich nicht mehr schmutzig, weil er den Straßenrand nicht mehr verließ. Und so war alles in Ordnung und alle waren glücklich und zufrieden... Fast so wie noch heute alle zufrieden sind, weil jedes Ding seine Ordnung hat.
Von da an gibt es zwischen jedem Ort und dem anderen eine Grenze, zwischen einem Ereignis und dem anderen immer ein Datum, zwischen einem Gedanken und dem anderen gibt es immer einen Punkt und zwischen einem Leben und dem anderen gibt es immer einen Tod.
War das vielleicht keine phantastische Welt? Aber...aber einen Nachteil gab es leider! Man wusste nie genau wo man sich befand und ob es Sommer oder Winter war, ob man im Dunkeln oder im Licht war, im Kalten oder im Warmen, bei sich daheim oder bei einem anderen daheim; und eines Tages fand sich sogar der König jenes Landes mitten im Dreck wieder, denn anstatt sich im Königspalast wieder zu finden, landete er zufällig im Abfall. Stellt euch vor was für eine Blamage: der Hermelinmantel ganz schmutzig, die Goldkrone ohne ihren Glanz, das Seidenhemd mit einigen Rissen und die Kleidung, die stank. Genug, er ärgerte sich dermaßen, dass er sofort den Staatsrat zusammenrief, um Abhilfe für dieses ganze Durcheinander zu suchen. Aber den Beratern, die den ganzen Tag diskutierten, gelang es nicht irgendetwas zu finden und so hatte der König immer Angst sich schmutzig zu machen, wenn er nicht mehr aufpasste wohin er ging. Und, während er ging, sah er einen Bauern, der eine Hecke um sein Kohlfeld gezogen hatte, um zu verhindern, dass die Ziegen hingingen und ihn äßen.
Jener König verstand endlich zum ersten Mal, was er tun musste, um Abhilfe für all seine Probleme zu schaffen. Er rief die besten Genies des Königreichs zusammen, die Lehrer der Künste, die Maler, die Bildhauer, die Musiker und alle, um daran zu arbeiten Grenzen und Begrenzungen für alle Dinge zu bauen, um sie an einem festen Ort einschließen zu können, passend für jedes von ihnen. So wurde sofort der Horizont, der eine gerade, so weit wie möglich entfernte Linie war, gezeichnet, dann alle anderen Linien, die es vom Horizont bis zu uns gibt. Und darin wurde ein Platz für jede Figur gefunden, für jede Farbe und für jeden Gegenstand. Dann konstruierte man eine Uhr, die mit einem sehr harmonischen Klang die Stunden schlug, die anzeigte, wann der Tag beginnen und die Nacht aufhören sollte und darin befand sich ein Platz für jede Zeit und für jeden Umstand und sogar für alle Töne und Musikarten, auch für die verstimmten. Dann erfand und baute man noch viele andere Grenzen, wie die, die es jetzt gibt, und man kam sogar so weit, dass man Türen baute, um zu wissen wo drinnen und draußen war. Endlich endete langsam das Durcheinander und wenn der König am Morgen aufstand, wusste er welcher Tag war, weil er auf den Kalender schaute, und wenn er unterwegs war, machte er sich nicht mehr schmutzig, weil er den Straßenrand nicht mehr verließ. Und so war alles in Ordnung und alle waren glücklich und zufrieden... Fast so wie noch heute alle zufrieden sind, weil jedes Ding seine Ordnung hat.
Von da an gibt es zwischen jedem Ort und dem anderen eine Grenze, zwischen einem Ereignis und dem anderen immer ein Datum, zwischen einem Gedanken und dem anderen gibt es immer einen Punkt und zwischen einem Leben und dem anderen gibt es immer einen Tod.
Donnerstag, 21. Oktober 2010
Die Lüge... (Maximen)
Die Lüge... und die Wahrheit
107
Die Lüge entsteht aus der Unordnung und stiftet Verwirrung;
die Wahrheit hat ihre Wurzeln in der Realität
und drückt sich in der Konsonanz aus.
Freitag, 15. Oktober 2010
Die Spiegel (Märchen)
Die Menschen, vielleicht nur diejenigen, die auf einer anderen Erde als der heutigen lebten, hatten einmal einen klaren und sauberen Spiegel, in dem sie so ihr Spiegelbild betrachten konnten. Wenn sie sich dann anders sahen, als sie sein sollten, etwas hässlich und mit finsterem Gesicht, hatten sie sofort die Bequemlichkeit es zu bemerken und es folglich zu verbessern und ihrem Aussehen Abhilfe zu schaffen. In der Tat, wer will sich anderen mit hässlichem Gesicht und mürrisch zeigen?
Nun gut, unglückseligerweise gab es in jener Gegend ein schreckliches Ungeheuer, so schrecklich, dass es sogar vor sich selber erschrak, so, dass es nicht den Mut hatte sich im Spiegel anzuschauen und die anderen, die das tun konnten, wenn sie wollten, sehr beneidete. Deswegen, mit einem Zauber so böse wie es selbst, gelang es ihm in einem einzigen Augenblick alle Spiegel kaputtzumachen und zu zerbrechen. So ist es, von da an, fur die Menschen schwieriger geworden ihre Schönheit zu pflegen und sie können es nur tun, indem sie sich gegenseitig verbessern und sich gegenseitig fragen, wie ihr Gesicht aussehen soll, und das war nicht leicht für sie und, auch heute nicht, für irgendj emanden. Deswegen, um sich dieses Leid zu ersparen, gaben sich in jener Welt viele, auch heute noch, damit zufrieden nicht allzu schön herumzulaufen, ohne ihr Antlitz von einem Lächeln erhellen zu lassen, und die anderen meiden sie leider, weil sie denken, dass sie wütend sind und Lust zum Streiten haben.
Nun gut, unglückseligerweise gab es in jener Gegend ein schreckliches Ungeheuer, so schrecklich, dass es sogar vor sich selber erschrak, so, dass es nicht den Mut hatte sich im Spiegel anzuschauen und die anderen, die das tun konnten, wenn sie wollten, sehr beneidete. Deswegen, mit einem Zauber so böse wie es selbst, gelang es ihm in einem einzigen Augenblick alle Spiegel kaputtzumachen und zu zerbrechen. So ist es, von da an, fur die Menschen schwieriger geworden ihre Schönheit zu pflegen und sie können es nur tun, indem sie sich gegenseitig verbessern und sich gegenseitig fragen, wie ihr Gesicht aussehen soll, und das war nicht leicht für sie und, auch heute nicht, für irgendj emanden. Deswegen, um sich dieses Leid zu ersparen, gaben sich in jener Welt viele, auch heute noch, damit zufrieden nicht allzu schön herumzulaufen, ohne ihr Antlitz von einem Lächeln erhellen zu lassen, und die anderen meiden sie leider, weil sie denken, dass sie wütend sind und Lust zum Streiten haben.
Donnerstag, 7. Oktober 2010
Freitag, 24. September 2010
Die Waagen dieser Welt
Heute scheint es euch ganz natürlich, dass man, wenn man etwas kauft, eine Waage zum Wiegen oder ein Metermaß zum Ausmessen der Ware braucht. Und doch war das nicht immer so. Vor langer Zeit...
Vor so langer Zeit, dass man nicht mal mehr weiß wann, musste sich derjenige, der etwas kaufte, mit dem Verkäufer absprechen, nicht nur über den Preis der Dinge, sondern auch über die Menge, und alles wurde dem Augenmaß anvertraut, mit den unausweichlichen, nicht enden wollenden Diskussionen. Bis eines Tages jemand die Gewichte und Maße erfand und dies schien schon ein wahres Wunder. Aber die Leute hätten noch Angst gehabt sich zu irren, wenn man nicht ein einzigartiges und für alle gültiges Muster festgelegt hätte, nach diesem hätte sich jedes andere Maß richten und seinen Wert annehmen sollen. Von da an wurden die Diskussionen weniger, und auch wenn es sie gab, endeten sie fast nie in einem Streit. Es stimmt, es gab, damals wie heute, diejenigen, die große Waagen hatten, weil sie Kartoffeln und Birnen verkauften, und diejenigen, die kleine Waagen hatten, weil sie Gold und kostbare Steine verkauften; die ersten weniger genau, aber robust, die zweiten dagegen genauer, aber empfindlicher. Es stimmt, keiner hatte eine Waage von absoluter Genauigkeit, aber alle benutzten die, die sie besaßen, ohne es allzu genau zu nehmen. Es stimmt, es gab auch welche, die defekte Waagen hatten, oder, schlimmer, extra gefälschte, aber es gab nur wenig Unehrliche und sie wurden auch bestraft. So gelang es in der Regel jedem mit dem Metermaß und der Waage, die er hatte, den nötigen Handel zu treiben, wie auch heute noch, und alle waren ganz zufrieden, wie wir es im Übrigen auch sind, da wir ungefähr die selben Methoden und Maße verwenden. Und schließlich, wenn man eine Schlussfolgerung ziehen kann, kann man sagen, dass die vielen und sehr zahlreichen Gesetze, derer wir uns bedienen, ebenso nützlich sind; sie sind mehr oder weniger immer geeignet die Handlungen der Menschen abzuwägen und ihre Beziehung zueinander zu messen. Aber es gibt nur ein wahres Gesetz, nämlich jenes, das es nicht erträgt von einem anderen Gesetz beurteilt zu werden, und es bleibt das einzige Muster, Maß und Gewicht für jeden anderen Wert, den die Menschen vorschlagen oder sich vorstellen können.
Vor so langer Zeit, dass man nicht mal mehr weiß wann, musste sich derjenige, der etwas kaufte, mit dem Verkäufer absprechen, nicht nur über den Preis der Dinge, sondern auch über die Menge, und alles wurde dem Augenmaß anvertraut, mit den unausweichlichen, nicht enden wollenden Diskussionen. Bis eines Tages jemand die Gewichte und Maße erfand und dies schien schon ein wahres Wunder. Aber die Leute hätten noch Angst gehabt sich zu irren, wenn man nicht ein einzigartiges und für alle gültiges Muster festgelegt hätte, nach diesem hätte sich jedes andere Maß richten und seinen Wert annehmen sollen. Von da an wurden die Diskussionen weniger, und auch wenn es sie gab, endeten sie fast nie in einem Streit. Es stimmt, es gab, damals wie heute, diejenigen, die große Waagen hatten, weil sie Kartoffeln und Birnen verkauften, und diejenigen, die kleine Waagen hatten, weil sie Gold und kostbare Steine verkauften; die ersten weniger genau, aber robust, die zweiten dagegen genauer, aber empfindlicher. Es stimmt, keiner hatte eine Waage von absoluter Genauigkeit, aber alle benutzten die, die sie besaßen, ohne es allzu genau zu nehmen. Es stimmt, es gab auch welche, die defekte Waagen hatten, oder, schlimmer, extra gefälschte, aber es gab nur wenig Unehrliche und sie wurden auch bestraft. So gelang es in der Regel jedem mit dem Metermaß und der Waage, die er hatte, den nötigen Handel zu treiben, wie auch heute noch, und alle waren ganz zufrieden, wie wir es im Übrigen auch sind, da wir ungefähr die selben Methoden und Maße verwenden. Und schließlich, wenn man eine Schlussfolgerung ziehen kann, kann man sagen, dass die vielen und sehr zahlreichen Gesetze, derer wir uns bedienen, ebenso nützlich sind; sie sind mehr oder weniger immer geeignet die Handlungen der Menschen abzuwägen und ihre Beziehung zueinander zu messen. Aber es gibt nur ein wahres Gesetz, nämlich jenes, das es nicht erträgt von einem anderen Gesetz beurteilt zu werden, und es bleibt das einzige Muster, Maß und Gewicht für jeden anderen Wert, den die Menschen vorschlagen oder sich vorstellen können.
Samstag, 18. September 2010
Sonntags Kirchen 19 09 10
Die Schlauheit von die ehrlichen
Wir wurden gewählt, um das Paradies zu bauen.
Jesus lobt die Klugheit der unehrlichen Menschen, weil es will, daß seine Jünger noch klüger als sie seien. (Lk. 16, 1-13),
Tatsächlich, der Wert eines Mensch hängt nicht von seinem Besitz ab, sondern vom dem Guten, dass er tut, denn auf diese Art und Weise, baut er schon auf der Erde, jene Gesellschaft und jenes Haus, die für immer im Paradies leben werden.
Parrei Althegnenberg (DE)
La furbizia degli onesti
Siamo stati scelti per costruire il paradiso,
Nel vangelo di Luca (16, 1-13), Gesù loda la furbizia dei disonesti, perché vuole che i suoi discepoli siano ancor più furbi di loro. L'uomo, infatti, non vale per i soldi che ha, ma per il bene che fa, perché in questo modo costruisce, già sulla terrra, quella compagnia e quella casa che vivrà per sempre in paradiso.
Gesù conclude: "Se non siete stati fedeli nella ricchezza dei doni di Dio, quale altro signore vi affiderà quella vera che consiete nello stesso suo amore? E se non siete stati fedeli nell'amore di Dio, potrete forse avere un amore vostro?"...
Maximen
Geduld
Es ist nicht nötig zu viel Geduld zu haben,
um die Fehler der anderen zu ertragen,
während es viel mehr davon braucht,
um unsere Ungeduld zu ertragen.
Non è necessario avere troppa pazienza
per sopportare i difetti degli altri
mentre ce ne vuole molta di più
per sopportare l'impazienza nostra.
Non è necessario avere troppa pazienza
per sopportare i difetti degli altri
mentre ce ne vuole molta di più
per sopportare l'impazienza nostra.
Freitag, 10. September 2010
Sonntags Kirchen 12 09 10
Le chiese della domenica - 12 settembre 2010
Unser Paradies ist die Einheit.
Unser Glück ist zu Hause zurückzukommen, um uns Kinder von einem einzigen Vater wiederzufinden.
Il nostro paradiso è l'unità.
La nostra felicità è ritornare a casa per ritrovarci figli di un'unico Padre.
Il Vangelo di questa domenica è quello del figliolo prodigo che torna dal padre che lo attende e lo accoglie dicendo: "Facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato" (vedi . Lc. 15, 1-32).
S. Michele e le torri del duomo di Monaco (De)
Sonntag, 29. August 2010
Erklärungen anstatt die Realität
Dienstag, 24. August 2010
Ein besserer Wolf (Märchen)
Es war einmal..
Auch ihr wisst sicherlich, dass wenn die Welpen der Wölfe schlafen gehen, die Oma ihnen, um sie glücklich zu machen und damit der Schlaf sich einstellt, Märchen, die im Buch des Rudels geschrieben stehen, vorliest. Und eines von diesen Wölfchen war so gerade dabei der Lektüre eines jener Märchen zuzuhören, in dem erzählt wurde wie die Wölfe viele falsche Vorwände suchen, damit es ihnen gelingt die Lämmchen zu stehlen und zu töten. Der Arme! Als er hörte wie all diese Gewaltszenen beschrieben wurden, war er so angeekelt, dass er nicht mehr schlafen konnte, er war mit Fantasie und Verstand nur damit beschäftigt eine würdevollere Art den Wolf zu spielen zu suchen und, weil er Eigensinn und Verstand besa0, gelang es ihm am Ende auch eine zu finden. Als er dann groß wurde und schon seine Beute suchte, hatte er bald Gelegenheit dies in die Praxis umzusetzen. Er kleidete sich also in ein Schafsfell, dann fing er an zu blöken und sich so zu bewegen, wie es die Schafe tun, so dass er sich nicht von ihnen unterschied, er schlich sich in die Herde ein, wählte unter allen ein Schaf aus, das mit seinen Schäfchen weidete, und näherte sich ihr so und sagte: “Was für schöne Kinder du hast! Wie hübsch sie sind! Und was für ein schönes Fell sie tragen!” Er wusste nämlich, dass die Mütter der Schafe sehr auf ihr Fell aufpassen und sich darum sorgen, dass es immer in Ordnung ist, und wenn ihr mich fragt von wem er das erfahren hatte, sage ich euch, dass die Wölfe immer Spione haben, die alles berichten, auch das, was nicht so wichtig erscheint. Und er fügte noch hinzu: “Was für schöne Tierchen und was für schöne, bewegliche Beinchen sie haben!” Weil er eben wusste, dass die Schafe sehr auf die Beine ihrer Kleinen auspassen. Und dann sagte er noch viele solche Dinge, an die ich mich nicht erinnere. Genug! Das Herz jener Mutter rührte sich so sehr, dass sie sich abseits zurückzog, um sich nicht vor Trost weinen sehen zu lassen, nachdem sie die Schäfchen jenem falschen Schaf, das sie so sehr gepriesen hatte, anvertraut hatte. Und so konnte der Wolf sie in Frieden und ohne Gewalt verspeisen, sogar am Tisch mit Besteck serviert.
Von da an, wie ihr vielleicht nicht wisst, sind die Wölfe, abgesehen davon, dass sie Diebe sind, Betrüger geworden, deswegen, Kinder, wenn ihr einen trefft, der euer Freund zu sein scheint, weil er große Lobreden auf euch hält, aufgepasst!, dass nicht auch er ein verkleideter Wolf ist, der schon weiß wie er sich seine Freundlichkeiten bezahlen lässt und sie zu eurem Schaden verwendet.
Donnerstag, 19. August 2010
Sonntags Kirche - 22. Aug. 10
Großzügigkeit
Nicht Stehen bleiben an der Pforte um zu klagen
aber sofort den Herrn suchen um mit ihm zu freuen.
Pfarrkirche von Mering (De)
Jemand fragt Jesus wer und wie viele können sich retten, und er antwortet:
Viele und alle diejenigen die Schwierigkeiten überwinden, um mich zu suchen und um mich zu finden,
weil der Zögerliche ist immer der Außenstehende und der Freund ist immer der Großzügige (siehe Lc. 13, 22-30).
Generosità!
Non fermarsi sulla porta a lamentarsi
ma cercare subito il Signore per gioire con lui.
Qualcuno chiede a Gesù chi e quanti si salveranno ed egli risponde: Molti e tutti quelli che superano le difficoltà per cercarmi e per trovarmi, perché l'avaro è sempre un estraneo, mentre l'amico è sempre generoso.(vedi Lc. 13, 22-30).
Dienstag, 17. August 2010
Eine Art zu spielen
Kinder, sorgt euch nicht allzu sehr, wenn jemand böse ist und euch Böses tut, denn wenn es ihm nicht gelingt euch böse werden zu lassen, welchen Schaden habt ihr dann davon? Tatsächlich ist der einzig wahre Schaden, böse zu sein und nur indem man gut wird, hat man Vorteile. Aber hört euch dies an!
Es waren einmal zwei Kartenspieler, die nicht spielen konnten und immer verloren. Der erste dachte: Wenn die anderen mich immer besiegen, weil sie glauben klüger zu sein, dann weiß ich wie ich ihnen Gleiches mit Gleichem vergelte; und er beschloss ein Falschspieler zu werden. Der zweite dachte hingegen: Wenn die anderen mich immer besiegen, weil sie besser sind, dann weiß ich, wie ich den Schaden, den sie mir zufügen, begrenze; und so ging er in eine Kartenspielschule zu einigen Experten, Professoren in diesem Fach. So half der erste dem Schlimmen, das ihm widerfuhr, ab, indem er Schlimmeres tat und der zweite hingegen versuchte es besser zu machen. Nun gut, der erste konnte weiterhin nicht spielen und der zweite wurde, wenn auch mit etwas Mühe, nach kurzer Zeit ein wahrer Champion. So endete der erste manchmal damit, dass er sich mit seinen Mitspielern raufte, nämlich wenn er von ihnen entdeckt wurde, und dann zog er den kürzeren, weil sich alle auf ihn stürzten; aber auch wenn er gewann, wurde er häufig verdächtigt, er spielte weiterhin voller Unruhe und hatte ein wütendes Gesicht. Der zweite dagegen vergnügte sich mit den Karten und oft verdiente er auch daran. Glücklich wer abhelfen kann, indem er spielen lernt! Wahrlich unglücklich ist, wer darauf verzichtet, weil er nun nur gelernt hat falsch zu spielen! In der Tat, wenn ihr mit Bosheit auf Bosheit antwortet, wird es euch nicht nur nicht gelingen den Schaden, den jene anrichtet, wiedergut-zumachen, sondern ihr werdet euch sicherlich neuen einhandeln.
Un modo di giocare
Bambini non preoccupatevi troppo se qualcuno è cattivo e vi fa del male, perché, se non riesce a farvi diventare cattivi, che danno ne avete?
Infatti l’unico vero danno è esser cattivi e solo a diventar buoni si hanno vantaggi.
Ma sentite questa!
C’erano una volta due giocatori di carte che non erano capaci di giocare e perdevano sempre.
Il primo pensò: Se gli altri mi vincono sempre perché credono di essere più furbi, so io come fare a render loro pan per focaccia; e decise di diventare un baro. Il secondo invece pensò: Se gli altri mi vincono perché sono più bravi, so io come fare per rispondere ai danni che mi fanno; e andò a scuola del gioco delle carte da alcuni esperti, professori di questa materia. Così il primo rimediò al male che riceveva facendo peggio ed il secondo invece cercando di fare meglio.
Ebbene, il primo continuò a non saper giocare, ed il secondo, anche se con un po’ di fatica, ma dopo poco tempo, diventò un vero campione.
Il primo, così, ogni tanto finiva con l’azzuffarsi con i compagni di gioco, se veniva da loro scoperto, ed allora aveva la peggio perché tutti gli davano addosso; ma, anche se vinceva, era spesso sospettato, continuava a giocare in agitazione e aveva la faccia dell’arrabbiato.
Il secondo invece si divertiva con le carte e, poi, molte volte ci guadagnava anche.
Fortunato chi sa rimediare imparando a giocare!
E sfortunato davvero chi ci rinuncia, perché ormai ha imparato solamente a barare!
Infatti, se rispondete con la cattiveria alla cattiveria, non solo non riuscirete a rimediare ai danni che essa combina, ma ve ne procurerete voi stessi di nuovi!
Montag, 9. August 2010
Ein kluger Hund
Es war einmal...
ein Schäferhund einer so schönen und gut versorgten Herde,
wie es keine zweite gab, und es gab auch keinen so braven Schäferhund wie jenen, und einen so glücklichen Herrn wie seinen. Und er verstand sein Handwerk, wehe wenn ein Schaf zurückblieb oder ein Lämmchen aus Unachtsamkeit weglief: auf den Pfiff des Schäfers ließ er weder Verspätungen, noch Zögern zu.
Aber auch wenn die Dinge einerseits gut liefen, brachen sich die armen Lämmchen andererseits fast die kaum gewachsenen Beine, vor lauter Aufpassen auf Befehle und Kommandos, sie wurden so vom Hund bedrängt, der gut darauf aufpasste, dass sie ihm immer prompt gehorchten. Dann kam er, nachdem er lang nachgedacht hatte, zu folgendem Schluss: “Ich muss mich ihrem Schritt anpassen!”, und, um seinen Laufeifer zu dämpfen, holte er von da an weit aus: um die Herde zusammenzutreiben, drehte er zuerst drei weitläufige, dann engere Runden um sie herum. Und es gab keine ordentlichere Herde als jene, noch einen glücklicheren Schäfer, aber vor allem gab es keinen besseren Hund im ganzen Land. So, dass dies Schule machte. Von da an haben alle Schäferhunde gelernt zu warten, sie können ihre Eile verbergen und, um die Herde zusammenzutreiben, drehen sie Runde um Runde um sie herum.
Un cane prudente
C’era una volta un can pastore di un gregge così bello e così ben fornito che non ce n’era uno uguale, ed anche non c’era can pastore così bravo come quello, ed un padrone tanto fortunato come il suo.
E perché sapeva il suo mestiere, guai se una pecora restava indietro o se un agnellino scappava via per distrazione: al fischio del pastore non ammetteva né ritardi, né indugi.
Ma se le cose per un verso andavano bene, per un altro quei poveri agnellini si rompevano le gambe appena fatte, a stare sempre attenti all’ordine ed ai comandi, così incalzanti del cane, che vedeva bene come non ce la facessero ad obbedirgli sempre prontamente.
Allora dopo aver tanto pensato arrivò a questa conclusione: “Bisogna che mi adegui al loro passo!” e, per smorzare la foga della sua corsa, da quel momento prendeva le cose alla lontana: per radunare il gregge, faceva prima alla larga, e poi più stretti, tre giri intorno ad esso.
E non c’era un gregge più ordinato di quello, né un pastore più fortunato, ma soprattutto non esisteva un cane migliore in tutto quel paese.
Tanto che fece scuola.
Da allora tutti i cani pastori hanno imparato ad aspettare, sanno nascondere la loro fretta e, per radunare il gregge fanno sempre tanti giri intorno ad esso.
DER FÜRST DES UNIVERSUMS
Es war einmal...
Es war einmal ein Fürst.
Er erschien wie von Zauberhand in einem herrlichen Königshof, der so groß war wie das ganze Universum und nachts von den funkenden Himmelssternen beleuchtet
C’era una volta un principe, comparso come per incanto in una splendida reggia grande come l’intero universo, illuminata, di notte, dalle luci delle stelle del cielo
und tagsüber vom Sonnenschein geblendet wurde.
e, di giorno, dall’abbagliante chiarore del sole.
Umgeben war der Fürst von einer Menge Leute, die kamen und gingen, um ihn nicht allein und glücklos zu lassen.
Intorno a lui facevano corona una quantità enorme di gente che andavano e venivano per non lasciarlo solo e senza fortuna.
Ihm fehlten nicht einmal die Mühseligkeit und die Schwierigkeiten, die seinen Wert bei deren Überwindung unter Beweis stellten.
Non gli mancavano nemmeno la fatica e le difficoltà, per dimostrare il suo valore nel saperle superare.
Er verfügte über die verschiedenartigsten und nützlichsten Reichtümer, die man sich je erträumen konnte, und dabei konnten nicht mal alle Reserven geschätzt werden.
Aveva a sua disposizioni le ricchezze più varie e più utili che avesse mai sognato, senza poterne nemmeno valutare tutte le riserve.
Eine unzählige Menge verschiedener Tieren...
Una quantità senza numero di animali
...und Pflanzen lieferten ihm so reichlich zu essen, dass seine Tische damit gedeckt waren.
e le piante più diverse gli fornivano cibo in abbondanza per imbandire le sue mense.
Kurz und gut er war der Fürst dieser Erde, aber er wusste es nicht, denn er kannte den größten, mächtigsten und großzügigsten König aller Weltkönige nicht und, unglücklicherweise, wusste er auch nicht, dass dieser sein Vater war.
Insomma era il principe di questa terra, ma egli non lo sapeva, perché non conosceva il più grande, il più potente ed il più magnanimo Re di tutti i re del mondo e, malauguratamente, non sapeva nemmeno che era suo Padre.
Das ist der Grund weshalb er ein entbehrungsreiches Leben ohne Genugtuungen unter der immer gleichen alltäglichen Langeweile führte, obwohl er sich an ihn hätte wenden können, um im Frieden und Glück zu leben.
Ecco perché, alle volte, conduceva la sua vita nelle strettezze, senza soddisfazioni e nella noia di tutti i giorni uguali, mentre avrebbe potuto rivolgersi a lui per vivere nella pace e nella felicità.
Mittwoch, 14. Juli 2010
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